giovedì 17 novembre 2011

Benvenuti nella Terra di Mezzo

Benvenuti nella Terra di Mezzo, verrebbe da pensare dopo un primo sguardo alla location dove Simon Dale ha scelto di costruire la sua originalissima Hobbit House, interamente ispirata alle atmosfere e ai personaggi Tolkeniani,  ma realizzata con tutti i principi cardine dell’architettura sostenibile. Dale ha scelto di condurre uno stile di vita più vicino alla natura, in pieno rispetto dell’ambiente circostante, ma soprattutto il suo progetto vuol mostrare che le soluzioni ecosostenibili sono alla portata di tutti.

Dopo soli 4 mesi dall’inizio dei lavori, Dale e la sua famiglia si sono insediati nella loro nuova abitazione, grazie all'aiuto offerto da amici di famiglia, passanti e curiosi che hanno dedicato un po' di tempo e di manodopera per la creazione di questa bellissima casa uscita da una favola.





Trasformandosi nell’architetto della propria abitazione, Dale ha realizzato la sua Hobbit House a basso impatto ambientale, introducendo una serie di elementi architettonici di grande creatività:
  • Scavi nella collina con basso impatto visivo estetico
  • Pietra e fango ricavati da uno scavo sono stati adoperati per i muri di sostegno e le fondamenta
  • Legno di quercia raccolto nel bosco circostante
  • Balle di fieno come isolante per pareti, tetto e pavimenti
  • Grass roof
  • Frigorifero raffreddato con aria proveniente dal basso, attraverso le fondamenta
  • Lucernario che lascia entrare la luce naturale dall’esterno
  • Pannelli solari per la produzione di energia elettrica
  • Sistema di raccolta acqua piovana per irrigazione del giardino
  • Intonaco a base di lime traspirante per le pareti

La sfida di Dale sta nel dimostrare che non occorre un budget elevato né investimenti ingenti per la realizzazione di un’abitazione interamente sostenibile nonché originale e fantasiosa, adatta alla vita familiare e in piena armonia con la natura.






lunedì 14 novembre 2011

«La ricchezza non consiste nell'avere di più, ma nell'aver bisogno di meno» così afferma il grande architetto Paolo Soleri


Paolo Soleri, torinese, è uno dei più grandi interpreti dell’utopia urbana. Un profeta verde che ha creato un’ipotesi di alternativa sostenibile alla città diffusa, basata sulla sua teoria dell’Arcologia, disciplina che unisce architettura ed ecologia. L’utopia della sua città ideale è diventata realtà su un altopiano desertico dell’Arizona, tra Phoenix e il Grand Canyon. È qui che, dal 1970, sta costruendo Arcosanti, con un’organizzazione urbana fortemente concentrata e stratificata (in controtendenza con le città moderne che puntano sullo sfruttamento estensivo del territorio), mirata a preservare l’habitat naturale, a ridurre le risorse energetiche e a limitare la propensione delle persone all’isolamento.

Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione ai temi della sostenibilità. Le sue teorie di un’architettura ecologica nascono invece 50 anni fa. Cosa rappresentano oggi per lei?
Probabilmente è un concetto diverso dal termine attualmente di moda che dovrebbe influenzare i nostri modi d’essere e di comportarci. L’attenzione alla sostenibilità ambientale è interna al fenomeno della vita stessa, non è una cosa nuova, è antichissima... Ma, data la nostra abilità e volontà nel cambiare l’ambiente, siamo arrivati oggi a un momento di crisi, dove questa trasformazione è diventata rapidissima e in molti casi traumatica. E non sappiamo ancora che cosa succederà in futuro. La mia posizione, rispetto a questo problema ormai planetario, è quella di ridurre le nostre domande, le nostre pretese, i nostri interventi distruttivi sulla natura, la nostra voglia di iperconsumismo. Perché penso che la ricchezza consista non nell’avere di più, ma nell’aver bisogno di meno. Soprattutto in questo Paese, l’America, la marea materialista raggiungerà tali livelli da scontrarsi con la realtà, la “terra ferma”, provocando un collasso.

Arcosanti può essere considerato un modello di città possibile?
Innanzitutto non è una città, ma il principio di un paesino, un fenomeno modesto dunque: ci vivono un’ottantina di persone più i tanti studenti, ricercatori e volontari che collaborano alla costruzione di altri edifici. Negli anni hanno lavorato al progetto più di 5.000 volontari. Fin dall’inizio, l’obiettivo principale era creare un’alternativa al consumismo della società, e dopo tanti anni è ancora così. Il tentativo, da parte mia, è cercare, in modo semplice, attraverso la pratica del costruire, di generare condizioni capaci di comunicare in particolare un concetto: che la bellezza e il valore della vita non vengono dal possedere o dal fare acquisti in uno shopping center. Oggi il piacere di comprare è diventato più grande del piacere di usare. Per intendersi, non è che io dico listen - ascoltami - tu fai ciò che ti dico perché la salvezza è qui… forget it! (scordatelo!). Il titolo della mia ricerca e del mio lavoro è “what if” (cosa succederebbe se), cioè che cosa possiamo fare se cambiamo le nostre abitudini, le nostre pretese. Non cerco di produrre verità, ma ipotesi che possano aiutare.

Come sarà la città del futuro?
Il problema è che le città del nostro tempo trasformano radicalmente il territorio, producono enormi quantità di rifiuti e consumano tempo ed energia trasportando beni e servizi là dove avviene l’espansione. La mia proposta è perciò non un’esplosione ma un’implosione urbana. Una città compatta. L’Arcologia è in grado, almeno in teoria, di fornire risposte positive a molti problemi legati all’inurbamento, quali la crescita della popolazione, l’inquinamento, il consumo di energia e di risorse naturali, la scarsità di cibo, la qualità della vita.

Alla costruzione di Arcosanti hanno preso parte anche alcuni dei partecipanti ai suoi workshop; molti hanno scelto di viverci e la considerano un riferimento, un maestro. Che cosa ha loro insegnato?
Gli architetti d’oggi, in generale, vogliono dimostrare sempre la loro grandezza, un buon architetto tende a produrre quella che io chiamo “orchidea”, la struttura più bella che si possa pensare. Ma siccome adesso siamo circa 6/7 miliardi di persone in cerca di un tetto, produrre miliardi di “orchidee” non ha senso. Dobbiamo creare ciò di cui la società ha bisogno, non quello di cui l’individuo crede di avere necessità. Ecco il mio insegnamento.

Si è dedicato a questo progetto per mezzo secolo, realizzando il suo sogno americano. Ma Arcosanti sarà mai completata?
...forget it!

giovedì 10 novembre 2011

Alla ricerca della S.O.S.tenibilità: la Grande Muraglia di Bambù

Si chiama Bamboo Wall ed è interamente in questo materiale la casa che Kengo Kuma, uno dei più noti architetti giapponesi contemporanei, ha realizzato nell’area di Pechino, integrandola perfettamente con la natura circostante.

Più che una residenza costruita con il bambù, la villa sembra un opera d’arte volta a celebrare questo materiale, usato sia per il rivestimento esterno della casa, sia per la suddivisione degli spazi interni. Il bambù, che contrariamente a quanto si crede è un tipo di erba e non un legno, è uno dei materiali più ecosostenibili a disposizione degli architetti, grazie alla rapidissima crescita che garantisce riserve illimitate. Ha inoltre eccezionali  capacità di contrastare l’inquinamento atmosferico: una piantagione è in grado di catturare fino a 17 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno, una quantità 40 volte superiore a quella assorbita da un bosco della medesima estensione. Ecco perché viene considerato uno degli elementi chiave per la progettazione sostenibile. Kengo Kuma è conosciuto proprio per il suo approccio sostenibile all’architettura e per la sua ricerca progettuale mirata all’integrazione dello spazio architettonico con l’ambiente circostante.

Così, la linea infinita della Grande Muraglia cinese diventa parte integrante della casa da lui costruita a Shuiguan-Badaling, un nome fortemente suggestivo: Great Bamboo Wall. Esistono comunque alcune differenze sostanziali tra la Grande Muraglia e il Bamboo Wall. Da un punto di vista concettuale, la prima è sorta per dividere due popoli, mentre la seconda è stata creata per unire vite e culture. La sua architettura, infatti, ripropone il modello tradizionale giapponese, con elementi di modernità, e risulta evidente anche l’essenzadei princìpi del Feng Shui. Le pareti delle stanze sono in carta di riso, tipico materiale dell’architettura locale. Gli arredi, in stile minimal chic,rispondono alle attuali tendenze delle abitazioni di lusso, ma con richiami alle antiche culture orientali. Nel contempo, l’impiego di tecnologie all’avanguardia, per la cucina, i servizi e il relax, soddisfa le richieste più esigenti della cultura occidentale.
Mentre la Grande Muraglia Cinese rimane un emblema di solidità, rigidità e forza, la muraglia di Kuma trasmette una sensazione di precarietà e fragilità data dal filtrare della luce e delle correnti d aria attraverso le stesse canne di bambù, che, secondo l architetto, «acquistano il proprio charme attraverso un’apparente immagine di fragilità». Si tratta di una casa unica nel suo genere, in completa sintonia con la natura.
Cuore dell’abitazione è la sala del tè, immersa in una sorta di piscina ricolma d’acqua. Lo spazio si trasforma così in un luogo di riflessione che racchiude in sé una forte valenza simbolica: secondo i princìpi buddisti, infatti, i corsi d’acqua hanno il compito di delineare il confine tra realtà e dimensione spirituale. La sala del tè si propone come centro sia della vita sociale sia di quella interiore. Per la pavimentazione dell’ingresso sono state usate lastre di ardesia scura che mitigano il rigido effetto geometrico delle membrane di bambù. L’ingresso affaccia direttamente sulla valle circostante ed è costituito da due lati chiusi e due aperti. Lo spazio, così progettato, funge da elemento di raccordo tra l’ambiente esterno e quello interno, ovvero tra la vita reale e quella spirituale della casa.

lunedì 7 novembre 2011

S.O.S.tenibilità Australia – Ferire la Terra è come Ferire Te Stesso

Ferire la terra è come ferire te stesso, e se altri feriscono la terra feriscono te. Il paese deve rimanere intatto, come era al Tempo del Sogno, quando gli antenati con il loro canto crearono il mondo
(B. Chatwin, “Le vie dei Canti”)

Deserto australiano... intorno a noi il niente...
Olive Veverbrants, una donna aborigena, ha costruito ad ovest di Alice Springs il suo regno. Il Gloria Lee Environmental Learning Centre, è una casa completamente eco compatibile, realizzata sulla semplice idea di sfruttare gli elementi naturali che questa zona arida propone: il sole e la terra.

E così una casa fatta di mattoni di sabbia, alimentata da pannelli fotovoltaici e senza alcun allaccio alla rete, è diventata un riferimento per la comunità locale e per l’abitare sostenibile in generale. Cresciuta durante il periodo della depressione australiana, Olive, sin da bambina, ha imparato bene il concetto del riutilizzo e del risparmio degli elementi vitali. L'acqua, il vero oro del deserto australiano, nella casa viene utilizzata con grande attenzione. Due grandi cisterne, di 22.000 litri ciascuna, raccolgono l'acqua piovana, unica fonte idrica per tutte le funzioni interne e esterne dell'abitazione, ad eccezione dello ..."sciacquone"... che non esiste! Il sistema di fognatura è infatti basato sul concetto di fossa biologica naturale. Vivere qualche giorno fuori dalla civiltà occidentale, senza comunicazioni, a contatto con la natura, con la cultura aborigena e il rumore del silenzio... è stata un’esperienza significativa e limite per comprendere meglio il rispetto dell’ambiente, l’importanza del risparmio e del riutilizzo delle fonti per la vita di tutti i giorni.


Il progetto del Gloria Lee Environmental Learning Centre non può essere contestualizzato in una realtà come quella italiana, data l’enorme diversità ambientale e culturale. Olive e la sua iniziativa, risultano, però, essere un fortissimo esempio per tutto l’occidente, per come ambiente, tecnologie e cultura locale possano coesistere in un unico contesto, garantendo uno standard di qualità della vita idoneo alle proprie esigenze e fornendo un contributo concreto alle comunità locali. Viene spontaneo riflettere su come un esempio così forte sia stato concretizzato grazie alla determinazione di una donna che, prima di alcun interesse, ha anteposto il sogno di una casa rispettosa della CULTURA e della EDUCAZIONE ricevuta sin da bambina: quella del riciclo, del risparmio, del riutilizzo... quella della terra e del sole!!!


mercoledì 2 novembre 2011

Nasce un'avventura sostenibile...

Questo piccolo spazio nasce oggi da una gran voglia di arrivare a chi, come noi, mira ad uno stile di vita sostenibile... questo blog nasce dal desiderio di condividere delle esperienze uniche per poi lasciarne delle tracce, le nostre energy footprints... E' un po' come l'inizio di un viaggio, in parte a ritroso nel tempo per raccontare la nostra storia, in parte, per costruire insieme la storia di domani. EnerGia-Da nasce nel 2005, con grande impegno ma soprattutto con un fortissimo entusiasmo, per realizzare progetti innovativi interamente volti all'efficienza energetica e alla sostenibilità. Il nostro lavoro è incentrato sull'architettura sostenibile, ci occupiamo di progettazione, formazione, comunicazione e lavoriamo su iniziative e progetti tesi verso una visione più consapevole del mondo in cui viviamo. EnerGia-Da non rappresenta solo l'idea di un viaggio alla scoperta delle nuove pratiche sostenibili... EnerGia-Da ha realmente viaggiato e incontrato realtà molto diverse: in Italia, grazie alle attività tecniche di progettazione e consulenza; in Europa, grazie ai progetti coordinati all'interno del programma Intelligent Energy Europe, ed in tutto il mondo grazie ad una meravigliosa avventura durata tre anni alla ricerca delle best practice di architettura sostenibile! Quest'esperienza l'abbiamo già in parte raccontata attraverso S.O.S.tenibilità, un format televisivo realizzato con la RAI in collaborazione con il Ministero per l'Ambiente e il Territorio. Adesso, Energy Footprints è l'occasione per condividere ancora questa e molte altre storie...